Ho deciso di eliminare completamente lo zucchero dalla mia alimentazione per 30 giorni. Ecco cosa è successo davvero al mio corpo, non è andata come pensavo.
Da diverso tempo mi imbattevo nella famosa “sugar detox” ne sentivo parlare ovunque e tra curiosità e scetticismo ad un certo punto ho deciso di provare anche io a vedere cosa sarebbe accaduto decidendo di eliminare lo zucchero per un mese intero.

Non immaginavo quanto questa scelta avrebbe scosso le mie abitudini, e non solo a tavola. Niente cioccolato, niente dolcetti dopo cena, pensi che non sia grande sacrificio invece, lo zucchero è ovunque, anche dove non te lo aspetti. Non parlo solo delle merendine o delle bevande gasate, ma di cose insospettabili come la passata di pomodoro, le zuppe pronte, certi cracker e persino lo yogurt magro che credevo fosse un alleato. Eppure, una volta superato lo shock iniziale da etichetta, ho capito che questa sfida sarebbe stata anche un esercizio di consapevolezza.
30 giorni senza zucchero: il diario di una disintossicazione dolce-amara
I primi giorni sono stati un piccolo inferno nonostante le mie buone intenzioni. Ho avvertito fin da subito mal di testa, irritabilità, la voglia di qualcosa di dolce che non era fame, era più un richiamo ancestrale. Il caffè senza zucchero mi sembrava un insulto e perfino la frutta, poverina, non riusciva a colmare il vuoto lasciato dal mio biscotto preferito. Nonostante tutto ero determinata e ho tenuto duro.

Ho cercato di mantenere i pasti il più bilanciati possibile, mangiando cose semplici ma nutrienti: legumi, verdure, cereali integrali, frutta secca e fresca. Non ho fatto grandi rinunce in termini di quantità, ma ho dovuto rivedere completamente le mie abitudini, anche quelle più automatiche come il dolcificare il tè o mettere il ketchup sulle patatine.
Piano piano, quasi senza accorgermene, qualcosa ha cominciato a cambiare. Dopo una decina di giorni ho notato che l’ossessione per i dolci si stava attenuando, la voglia di qualcosa di sfizioso diventava sempre più debole. Avevo più energia durante il giorno, meno sbalzi di umore, e soprattutto una concentrazione che non ricordavo da tempo. La mattina mi svegliavo senza quella nebbia mentale che di solito mi accompagnava fino al secondo caffè.
Verso la fine della seconda settimana anche la pelle sembrava più pulita, meno spenta. I brufoli che comparivano puntuali sulla fronte avevano fatto le valigie e il mio stomaco, spesso gonfio senza motivo, era decisamente più sereno. Dormivo meglio, mi sentivo più leggero ma non svuotato, più attento a ciò che mangiavo ma senza fissazioni.
Quando ho tagliato il traguardo dei 30 giorni mi sono reso conto che non era stato solo un esperimento alimentare ma una vera e propria rieducazione. Avevo spezzato un automatismo che mi portava a cercare lo zucchero come rifugio o ricompensa, e questo cambiamento aveva risuonato anche oltre il frigo.
Oggi lo zucchero è tornato nella mia dieta, ma con un ruolo molto più marginale. Lo apprezzo, lo scelgo quando ne ho davvero voglia, ma non lo inseguo più come prima. E sinceramente, non mi manca.